Il muro trasparente

16

April

Delirio di un tennista sentimentale

di e con Paolo Valerio

a cura di Monica Codena, Marco Ongaro e Paolo Valerio

2 e 3 marzo

Il muro trasparente. Delirio di un tennista sentimentale è uno spettacolo molto particolare: sul palcoscenico c’è solo Max, il protagonista, interpretato da Paolo Valerio. Max affronta la crisi della sua vita come ha sempre fatto: giocando a tennis. Si misura con la passione del tennis e la passione amorosa. Gioca, pensa, racconta, si dibatte. Emergono emozioni ed ossessioni. Momenti di silenzio si alternano a urli di sfida, quasi disperati, di un uomo alle prese con gerarchie di sentimenti che si travasano l’uno nell’altro. Le soluzioni si fanno problemi, l’agonismo dell’innamoramento trascolora nella rivalità tra solitudine e vita. Avrà il fiato necessario per portare a termine la partita? Max scandisce il suo sfogo palleggiando quasi mille volte… contro il pubblico. Che però osserva protetto da un muro trasparente, un muro di plexiglas. Ecco l’altro elemento curioso dello spettacolo. Se il dibattito sulla “quarta parete” ha animato una parte importante della storia del teatro, qui la quarta parete è tangibile e, in tempi di pandemia, si ammanta di ulteriori significati: divide e protegge, inquieta e rassicura, stupisce pur essendo stato il “muro” con cui più spesso ci siamo rapportati negli ultimi mesi… Un muro trasparente campeggerà sul boccascena del teatro in occasione di questo anelato ritorno in sala, dopo tanti mesi di sospensione di attività “in presenza”: difenderà dai potenti servizi di Max, ma non dalla corrente di emozioni che finalmente scorreranno fra l’attore e la platea.


Dalla stampa

«In scena questo monologo viene recitato da Paolo Valerio, campione di tennis come il personaggio che interpreta: con grande bravura e controllata energia riesce a entrare in perfetta sintonia recitativa con quegli 897 pallegi che fanno da commento, cornice sonora, corrispondenza emotiva al procedere della vicenda, dando ai due linguaggi, quello teatrale e quello sportivo, una verità scenicamente inscindibile. (…) si riescono a cogliere le parole, i respiri, la rabbia, la fredda disperazione di un uomo giunto al termine della sua partita con la vota, resa dal regista-protagonista con malinconico distacco, con consapevole, bene amministrata lucidità emotiva, senza il minimo affanno”» Hystrio

«Un’ora di spettacolo dal ritmo sempre teso (…) Lo spettatore ascolta in cuffia questo crescendo di rabbia, la potenza dei colpi che rintronano in platea, fino a un metafisico coupe de théâtre che più che mai eleva il tennis a metafora della vita». L’Arena

«Assolutamente rimarchevole la recitazione di Paolo Valerio che, nonostante la fatica fisica, non perde mai in intensità, gio- cando su un ampio ventaglio di sfumature: dalla rabbia, alla malinconia, all’euforia alla rassegnazione.
Tutto si risolve nel catartico finale, in cui anche il pubblico è invitato a salire sul palcoscenico a palleggiare contro il muro, metafora dei fantasmi e delle angosce da scacciare (e nulla può essere più liberatorio in questo momento dell’accanirsi contro una parete di plexiglas).
Uno spettacolo nuovo, vitale, a conferma che il teatro in tempo di Covid può essere ancora un teatro fisico, e non solo di parola».Teatro.it

«Il tennis come parabola della quotidianità, occasione per una profonda riflessione sulla propria esistenza. È il filo conduttore di “Delirio di un tennista sentimentale”» La Gazzetta dello Sport