Novecento

29

March

di Alessandro Baricco

regia
Franco Giorgio

con
Giuseppe Ferlito

10 marzo

Il Virginian era un piroscafo: negli anni fra le due guerre faceva la spola fra Europa e America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi.

Dicono che sul Virginian si esibisse, ogni sera, un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa. Dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso. Dicono che nessuno sapesse il perché. Dicono… dicono…

Dice Danny Boodmann T. D. Lemon Novecento “…un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88… Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Ma, se io scendo da quella scaletta, davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi, che non finiscono mai… allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio.”

Novecento è un personaggio assai complesso, che cerca di conciliare il desiderio di realizzare i suoi sogni con la paura del mondo sconosciuto che si staglia al di fuori del Virginian.

Un personaggio unico ed indelebile: avvolto dall’aura intangibile del prodigio, e che racchiude in sé una profonda e struggente malinconia. Un essere “sovraumano”, fatto non di carne ed ossa ma della materia dei sogni e degli ideali e per questo solitario nella sua dimensione celestiale, incantevole ed inaccessibile. Un magico traghettatore di speranze umane che sulle onde del Virginian danzano per l’Oceano Atlantico verso la terra promessa dei desideri e dei miraggi.  La sua vicenda prende vita attraverso il nitido e disperato ricordo di Tim Tooney, suo fraterno amico ma anche unico erede di questa sorprendente storia divenuta leggenda. Un ricordo che lo rende orfano nell’animo, ma di contro lo fortifìca e da valore alla sua esistenza.

“A me sembra una bella storia, che vale la pena di raccontare. E mi piace pensare che qualcuno l’ascolterà”, dice Alessandro Baricco.