Quando noi morti ci risvegliamo

16

May

da
Henrik Ibsen

Ideazione, regia, luci
Rajeev Badhan

con
Rajeev Badhan, Alberto Baraghini, Rebecca Sisti, Elena Strada
ed Enrico Malatesta alle percussioni, oggetti e dispositivi sonori

Video Rajeev Badhan
Assistente alla regia Harbans Badhan

Segretaria di compagnia Elisa Marchese
Produzione SlowMachine con il sostegno del MiC

Giovedì 21 novembre

Dopo “Le notti bianche” di Dostoevskij, il regista Rajeev Badhan porta avanti la sua ricerca tra teatro e video attraverso l’ultima opera teatrale scritta dal grande drammaturgo norvegese Henrik Ibsen, sviluppando una riflessione sull’intreccio indissolubile per un artista tra arte e vita.

Un testo dalla forte portata simbolista, un epilogo drammatico che viene riportato alla luce mescolando video e video live alla scena teatrale per riflettere sulla relazione tra arte e vita, sulle aspettative mancate, sulla vocazione artistica, sui rimorsi di una vita forse non pienamente vissuta, sull’arte come realizzazione di sé in quanto forma dell’esserci, ma anche veicolando la riflessione sulle interferenze delle nuove tecnologie – e in particolare dell’intelligenza artificiale – nella creazione artistica.

La rilettura dell’ultimo testo di Ibsen sviluppa l’indagine della compagnia SlowMachine sull’utilizzo delle nuove tecnologie come mezzo per innovare diversi linguaggi artistici, in un’ottica di multidisciplinarietà e contaminazione che coinvolge direttamente lo spettatore.

L’opera di Ibsen inizia in una località balneare della Norvegia dove lo scultore Arnold Rubek si è recato con la giovane moglie Maja. Reso famoso da un’opera realizzata molti anni prima, intitolata Il giorno della Resurrezione, ha perso da tempo la sua più profonda ispirazione. Confessa la sua inquietudine alla moglie, con la quale vive un momento di crisi. Nell’albergo in cui alloggia, Rubek ritrova Irene, la donna cui è stato legato da una forte passione e che gli fece da musa e modella per la sua opera più celebre. Ora la donna è quasi uno spettro e, in una sorta di delirio, rinfaccia a Rubek di averle rovinato la vita. Rubek sa che Irene fu per lui la fonte di un’ispirazione mai più ritrovata, e la persuade che è ancora possibile per loro vivere la vita che non hanno vissuto. Per celebrare il loro ricongiungimento salgono così verso la cima di una montagna, ma una valanga li travolge.